Aprile 2018
EDITORIALE
Martina Liverani
È la prima cosa che faccio ogni mattina: scendo dal letto e mi dirigo in cucina a preparare il caffè. Lo faccio con la moka e senza garantire sulla corretta esecuzione (sono ancora troppo addormentata per ricordarmi di riempire il serbatoio dell’acqua fino alla valvola, non pressare la polvere nel filtro, o altro), ma credo che il primo caffè della mattina sia più che altro un gesto, un profumo, una sveglia.
In copertina dunque trovate il mio caffè, che poi è anche il simbolo della colazione all’italiana. E ciò vi fa intuire il tema di questo nono numero: la mattina.
Non sono una mattiniera e amo dormire più a lungo possibile, però per questo nuovo Dispensa ho puntato la sveglia prima del consueto e chiesto agli autori di fare altrettanto, per vedere cosa succede quando noi di solito stiamo ancora dormendo. Perché certe cose si possono fare o vedere solo al mattino. C’è chi molto molto presto è andato al Mercato Ittico di Milano, chi ha fotografato l’alba in Sicilia e chi a Rimini. C’è chi si è fatto fare la barba, chi ha sbirciato nei corridoi di un Grand Hotel per seguire il servizio in camera delle colazioni, chi ha raccolto zafferano prima che sorgesse il sole e chi ha seguito il rito della macellazione del maiale iniziato poco dopo l’alba.
La mattina presto è una cosa personale, ognuno ha un proprio rito e ritmo. Lo abbiamo chiesto a chef e amici e li abbiamo svegliati tutti: Enrico Crippa, Mauro Colagreco, Antonia Klugmann, Niko Romito, Maria Luisa Frisa, Corrado Assenza e molti altri.
La mattina è anche un’immagine della vita aperta a vari significati: è metafora di inizio e rinnovamento, ma anche concentrazione di ricordi, rivelazioni e promesse. È decisamente un fatto poetico però è anche un fatto fisico: avete presente come ci si sente la mattina dopo? Noi abbiamo provato a raccontare anche quello.
Di mattina c’è un momento preciso in cui i sogni lasciano il posto alle immagini della realtà che piano piano prendono forma. È lì che vogliamo portarvi.
Buon mattino e buona lettura.
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Dispensa è una foodzine dedicata agli amanti del cibo e dell’universo che gli gira intorno.
Direttore Responsabile Martina Liverani
Copyright © 2014/2016 Dispensa Magazine
DISPENSA SRL - Corso Matteotti, 2 - 48018 Faenza - CF/PIVA 02563050398
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È la prima cosa che faccio ogni mattina: scendo dal letto e mi dirigo in cucina a preparare il caffè. Lo faccio con la moka e senza garantire sulla corretta esecuzione (sono ancora troppo addormentata per ricordarmi di riempire il serbatoio dell’acqua fino alla valvola, non pressare la polvere nel filtro, o altro), ma credo che il primo caffè della mattina sia più che altro un gesto, un profumo, una sveglia.
In copertina dunque trovate il mio caffè, che poi è anche il simbolo della colazione all’italiana. E ciò vi fa intuire il tema di questo nono numero: la mattina.
Non sono una mattiniera e amo dormire più a lungo possibile, però per questo nuovo Dispensa ho puntato la sveglia prima del consueto e chiesto agli autori di fare altrettanto, per vedere cosa succede quando noi di solito stiamo ancora dormendo. Perché certe cose si possono fare o vedere solo al mattino. C’è chi molto molto presto è andato al Mercato Ittico di Milano, chi ha fotografato l’alba in Sicilia e chi a Rimini. C’è chi si è fatto fare la barba, chi ha sbirciato nei corridoi di un Grand Hotel per seguire il servizio in camera delle colazioni, chi ha raccolto zafferano prima che sorgesse il sole e chi ha seguito il rito della macellazione del maiale iniziato poco dopo l’alba.
La mattina presto è una cosa personale, ognuno ha un proprio rito e ritmo. Lo abbiamo chiesto a chef e amici e li abbiamo svegliati tutti: Enrico Crippa, Mauro Colagreco, Antonia Klugmann, Niko Romito, Maria Luisa Frisa, Corrado Assenza e molti altri.
La mattina è anche un’immagine della vita aperta a vari significati: è metafora di inizio e rinnovamento, ma anche concentrazione di ricordi, rivelazioni e promesse. È decisamente un fatto poetico però è anche un fatto fisico: avete presente come ci si sente la mattina dopo? Noi abbiamo provato a raccontare anche quello.
Di mattina c’è un momento preciso in cui i sogni lasciano il posto alle immagini della realtà che piano piano prendono forma. È lì che vogliamo portarvi.
Buon mattino e buona lettura.
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EDITORIALE
Martina LiveraniCon il finto nome di Filippo Miller e un falso passaporto, il 4 settembre 1786 Goethe parte per il suo Viaggio in Italia del quale poi scriverà il celebre resoconto. Una specie di moda – quella del Grand Tour – lanciata dagli intellettuali europei tra Settecento e Ottocento, in cerca di educativo ozio, ispirazione, eccentrico seppur pianificato svago.
Gli scritti di Stendhal, Montesquieu, Keats e sino ai più recenti di Guido Piovene - per citarne alcuni - sono una letteratura di viaggio che racconta oltre ai luoghi, anche persone, emozioni, scoperte. Sono viaggi dentro sé stessi.
Con curiosità e ammirazione, ci siamo ispirati a quei Grand Tour per il terzo numero di Dispensa dedicato all’Italia e alle sue storie di Generi Alimentari & Generi Umani.
Goethe appunterà che di fronte alla straripante ricchezza delle impressioni e degli stimoli raccolti durante il suo soggiorno italiano bisognerebbe scrivere “con mille stili”, e così abbiamo provato – ognuno a nostro modo – a interpretare i tanti possibili viaggi in Italia oggi: immaginari (come quello dell’alice e della gallina), nascosti (nelle montagne di Teramo, in Basilicata, nel Mugello o lungo il Po), comodi (seduti a tavola per il pranzo della domenica) o avventurosi.
Viaggiare non significa solo andare lontano, basta cambiare ambiente e prospettiva: ce lo ha mostrato Davide Oldani quando, tolta la giacca da chef, ci ha accompagnati in campagna a far salumi. E si può anche viaggiare indietro nel tempo, come ha fatto Aimo Moroni raccontandoci la Milano del 1946.
Viaggiare è una partenza ma anche un arrivo, dunque abbiamo raccolto le storie di chi per disperazione o per ispirazione è arrivato in Italia da molto lontano.
Nel marzo del 1787, Goethe giunge finalmente a Roma e ne scriverà così: “Roma è la capitale del mondo! In questo luogo si riallaccia l’intera storia del mondo, e io conto di essere nato una seconda volta, d’essere davvero risorto, il giorno in cui ho messo piede a Roma”. Che è anche la sintesi del nostro aver viaggiato e scritto l’Italia: guardiamoci attorno, lasciamoci inciampare nelle scoperte che possiamo fare in questo nostro vecchio e giovane Paese, appollaiato su millenni di storia eppure ancora per tanti
aspetti inedito e sorprendente.
Si può tornare da questo viaggio diversi, arricchiti, nati una seconda volta, forse.
Leggere è come viaggiare. Dunque, aprite questa Dispensa, fatevi accompagnare dal fruscío della carta, immergetevi nelle immagini e iniziate il vostro Grand Tour. Metteteci tutto il tempo che vi serve, senza fretta, senza confini e senza limiti. Potreste anche decidere di non tornare. O perlomeno, non tornare gli
stessi di prima.
Buon viaggio.
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